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25/01/2011 15.31.09 - Articolo letto 5688 volte

La sicurezza, una vera priorità

CGIL CGIL
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Momento di riflessione sul mondo del lavoro oggi
di MANUELA TARATUFOLO
Matera Risvegliarsi questa mattina apprendendo della morte sul lavoro dell’operaio Morcinelli è stato drammatico.
 
In un contesto come il nostro, dove regna sovrana una quotidiana rassegnazione alla penuria di lavoro e l’incapacità di costruire proposte operative per risollevare la ns. economia dalla perdurante crisi, che stronca la speranza di giovani e meno giovani di poter restare a lavorare nella propria terra, la notizia della tragica morte dell’operaio della Valdadige, è piombata come un macigno quasi a rimarcare che piove sul bagnato.
 
Qualche giorno fa, proprio Matera era stata classificata al quarto posto per il numero di morti bianche nel 2010 ed era scattato spontaneo il commento di dire che al danno si aggiunge la beffa: il lavoro da noi è poco ed è anche poco sicuro.
 
IL destino questa volta è stato davvero beffardo.
 
Ci ha dimostrato che il nostro commento era drammaticamente vero ed è questo che deve fare riflettere tutti, compreso il sindacato.
 
Oggi si sono scatenati i proclami, facilmente si urla allo scandalo, si invocano soluzioni e task force.
 
In effetti è molto facile, semplice dire piuttosto che fare, agire.
 
Oggi ognuno ha espresso la sua, la coscienza è a posto.
 
Non è così.
 
Quello che è successo all’operaio Morcinelli è figlio di questo tempo distratto in cui, in cambio di un salario, si accettano condizioni di lavoro inaccettabili, spesso anche con rischi per la salute.
 
Sicuramente il sindacato deve fare di più, per la parte che gli spetta; di più devono fare coloro a cui spetta il compito di sanzionare comportamenti illegali delle aziende; di più devono fare le associazioni datoriali per diffondere tra i loro associati la obbligatorietà del rispetto delle norme in materia.
 
Ecco cosa significa non applicare le leggi.
Significa che un operaio può ritrovarsi da solo, nel turno, a compiere un’azione, magari incomprensibile per chi oggi, a morte avvenuta , deve ricostruire i fatti.
 
Ma il dato oggettivo è che quel cancello, mal funzionante era in quelle condizioni da qualche mese e che quel lavoratore non doveva essere da solo durante il turno di lavoro.
 
La magistratura farà il suo lavoro e noi confidiamo nel suo egregio operato ma non possiamo sottacere aspetti che sono rilevanti e che testimoniano cosa significhi trascurare la sicurezza sul lavoro e del lavoro.
 
Questo episodio, tragico, drammatico, mortale deve fare riflettere tutti gli addetti ai lavori, sindacato, istituzioni, associazioni datoriali e chiedersi: questa morte si poteva evitare? Si è fatto proprio tutto per prevenire questa disgrazia che è costata la vita ad un uomo, lavoratore, padre, marito?
 
Un uomo e un lavoratore che è morto poiché quel cancello era in cattive condizioni e ciononostante non era stato rimosso né riparato; quell’uomo e lavoratore era solo durante il suo turno e questo ha comportato un mancato e tempestivo soccorso.
 
Sono spunti di riflessione semplici da cui partire senza invocare grandi proclami e senza fare arzigolate proposte: semplicemente dobbiamo tutti prendere atto  che quel lavoratore è morto da solo, senza nessuno che potesse aiutarlo, che potesse tendergli la mano durante quel tragico episodio di cui è stato vittima.
 
Non si può morire di lavoro o sul lavoro.
 
Il Sindacato fa ogni giorno la sua parte per far rispettare le norme, per fare in modo che la sicurezza non sia vissuta dalle aziende come un costo su cui risparmiare, per fare in modo che la cultura della prevenzione sia una regola consolidata, rivendicata e diffusa su tutti i posti di lavoro; bisogna pretendere che in ogni azienda ci sia un Rappresentante dei lavoratori per la Sicurezza e bisogna inculcare nei lavoratori la necessità di denunciare quando la loro salute, la loro sicurezza e quella dell’ambiente di lavoro non sono garantiti.
 
Stare zitti non paga, anzi determina quella tragicità che si è consumata a danno del lavoratore Morcinelli.
 
Perché tragedie come quelle odierne non abbiano a ripetersi, non è necessario creare tavoli o task force: serve semplicemente che le aziende applichino le norme vigenti; serve che gli organi preposti svolgano più puntualmente i loro compiti di vigilanza e controllo; serve che il lavoro non sia concepito come merce di scambio ma come diritto – valore da affermare e rispettare; serve che si badi a fare meno cassa sulla pelle dei lavoratori; serve semplicemente dare priorità alle condizioni di lavoro ed alla sicurezza del posto in cui si lavora.
 
Matera inizia il suo 2011 con la maglia nera per numero di morti bianche sul lavoro e con una morte così tragica e probabilmente evitabile.
In un contesto in cui la disoccupazione è cronica, avere poco lavoro e anche così insicuro non rende onore a nessuno di noi, soggetti attivi della società civile.
 
Da questo partire per fare in modo che qualcosa cambi, che si inizi a prendere coscienza che il lavoro che c’è va difeso e reso sicuro senza risparmio alcuno sui diritti e sui doveri.
 
La certezza è che di sicuro il sindacato, in maniera unitaria, continuerà a vigilare e a pretendere attenzione sul tema della sicurezza e della prevenzione.
 
Occorre iniziare a far digerire a tutte le aziende (dalla più grande alla più piccola) che il lavoro deve essere sicuro e che non si può morire in cambio di un salario.
 
Oggi resta la rabbia cieca per una morte che si doveva evitare e che rappresenta una sconfitta pesante per tutti noi, sindacato compreso.
 
Matera, 24.1.2011                                   LA SEGRETARIA GENERALE
                                                                           CGIL MATERA
                                                                  M. Manuela TARATUFOLO



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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