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13/12/2010 10.33.35 - Articolo letto 5140 volte

Per ricordare i 30 anni del terremoto

La presentazione della Mostra (Martemix) La presentazione della Mostra (Martemix)
La mostra (Martemix) La mostra (Martemix)
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Una mostra a palazzo Lanfranchi
di GIOVANNI MARTEMUCCI
Matera Trent’anni dopo. È questo il titolo della mostra inaugurata sabato a Matera nella Sala Levi di Palazzo Lanfranchi sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata. Per non perdere la memoria del catastrofico terremoto del 23 novembre 1980, che ferì profondamente il nostro territorio, modificandone per sempre lo spazio, stravolgendone la vita, interrompendone la socialità e scompaginandone ferocemente l’identità culturale, la Soprintendenza per il Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata ha allestito in via Ridola, nella Chiesa del Carmine e nella Sala Pascoli di Palazzo Lanfranchi una mostra fotografica che ricorda e documenta, attraverso una selezione di immagini di archivio, scattate nei giorni immediatamente successivi al sisma, la tragedia subita dalla comunità lucana. Scatti che raccontano anche le azioni compiute dalle Soprintendenze per la salvezza, la protezione e il recupero del patrimonio culturale della nostra regione.  A portare la loro testimonianza c’erano
Michele D’Elia, Soprintendente ai beni artistici della Basilicata negli anni del terremoto e Mario Trufelli, già capo redattore Rai 3 Basilicata.
Lungo il percorso della mostra sono esposte quarantasei fotografie di grande formato e in bianco e nero, dal forte potere evocativo, che permetteranno di ripercorrere la storia di quei giorni.
Oggi, per non perdere quell’esperienza e trasmettere alle giovani generazioni un’eredità culturale e civile più integra, è necessaria un’operazione di tutela non solo del patrimonio bensì anche della memoria. Questo è il motivo del racconto visivo della tragedia, che comincia inevitabilmente dalla distruzione del territorio e dei suoi centri storici più fragili, dove sono crollate le case e soprattutto le chiese. Le drammatiche immagini delle macerie dei nostri paesi più colpiti -Atella, Balvano, Castelgrande, Muro Lucano e Pescopagano- aprono in via Ridola il percorso della mostra, in un allestimento esterno pensato per richiamare l’attenzione della città, invitata a entrare nella Chiesa del Carmine e a Palazzo Lanfranchi, dove sono esposte invece le fotografie che ripercorrono il concreto lavoro di salvataggio del patrimonio artistico svolto dalla Soprintendenza e testimoniano la tragedia della comunità lucana, vista attraverso gli occhi dei nostri fotografi, che facevano parte delle squadre di ‘pronto intervento’, ma anche attraverso quelli di interpreti d’eccezione, come Mario Cresci e Rosario Genovese.
Nella Chiesa del Carmine, dove dai primi giorni vennero conservate le opere messe in salvo, sono esposte sei grandi fotografie che restituiscono, con rara potenza, lo spazio settecentesco allora trasformato in deposito con il suo prezioso contenuto.
Insieme alle fotografie che testimoniano l’ininterrotta attività della Soprintendenza, nella chiesa è esposta anche la grande tavola di Cornelis de Smet, opera simbolo del terremoto, proveniente dal transetto della cattedrale di Muro Lucano e trafitta da una delle travi del tetto crollato. Infine, nella sala Pascoli, trenta emozionanti fotografie raccontano la storia drammatica della popolazione lucana, tra crolli e rovine, morte e commozione. Una storia fatta di sguardi, corpi, silenzi ma anche coraggio e determinazione, tra le macerie di un territorio ferito.
Giovanni Martemucci



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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