GUARDIE MEDICHE, LA “BATTAGLIA” DELLE INDENNITA’

Regione Basilicata

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Prima i tagli, poi la richiesta di restituzione – da parte della Regione Basilicata - di quelle già percepite negli anni scorsi. Ma i camici bianchi lucani non ci stanno e si rivolgono alla magistratura.
di ANTONIO GRASSO

Basilicata Prima i tagli alle cosiddette “indennità di rischio”; poi la richiesta di restituzione di quelle già percepite negli anni scorsi. Il danno e la beffa per le guardie mediche lucane. In tutto circa 200 cui la Regione Basilicata ha chiesto, con delibera di Giunta del 29 settembre scorso, la riconsegna delle somme. In media 50-60 mila euro per camice bianco. Ma loro non ci stanno e da quasi un mese hanno intrapreso un braccio di ferro con l’ente di via Verrastro. Non ultima una vibrante protesta sotto la sede della Regione. La vertenza è finita, così, anche sui tavoli della Prefettura. Ma niente. Dopo l’invito a dedurre da parte della sezione lucana della Corte dei conti a 14 fra membri della Giunta regionale in carica nel 2008 e dirigenti di Dipartimento e Asl e la formulazione di un danno erariale stimato in 13 milioni di euro, per la Regione Basilicata le indennità di rischio percepite dai medici della “continuità assistenziale” dovranno essere restituite. Indennità - disciplinate da un accordo bilaterale del 2001 e del 2008 - per il lavoro notturno e in sedi “disagiate”, per l’usura dell’auto e per le carenze strutturali del Servizio sanitario regionale. Di tornarli indietro, però, gli interessati non ci pensano proprio. Tutt’altro. Per questo hanno deciso di rivolgersi alla magistratura, chiedendo - con un ricorso presentato al tribunale di Potenza – la sospensione del recupero delle somme e la condanna al risarcimento, fra gli altri, della stessa Regione Basilicata.