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02/11/2014 12.42.30 - Articolo letto 3038 volte

Petrolio: "Le generazioni future ci considereranno dei folli e ci malediranno"

Gruviera petrolifera in Basilicata - immagine di repertorio Gruviera petrolifera in Basilicata - immagine di repertorio
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Riflessioni di Vincenzo Maida del Centro Studi Jonico DRUS
Scanzano Jonico In Italia vengono estratti poco più di 5 milioni di tonnellate di petrolio, molto meno dunque del 10% del fabbisogno nazionale, ne consumiamo infatti circa 80 milioni di tonnellate. Di quei 5 milioni circa il 70% si trova, purtroppo, in Basilicata.
Secondo uno studio del Ministero per lo Sviluppo Economico di qualche anno fa, si potrebbe arrivare a 129 milioni di tonnellate, tra estrazioni in mare e sulla terra ferma, cioè poco più del 10% del fabbisogno nazionale.
Questi dati sono ovviamente non precisi alla tonnellata, ma l’idea che danno è esatta: stiamo distruggendo il territorio e mettiamo a rischio un ecosistema e un patrimonio ambientale  di inestimabile valore, per recuperare neanche il 10% del fabbisogno nazionale.
I nostri pozzi, infatti, non sono come quelli arabi da dove il petrolio zampilla come da una fontana.
Le generazioni future ci considereranno dei folli e ci malediranno. Le rassicurazioni sulla tutela ambientale, sul miglioramento degli impianti, sui maggiori investimenti in questo settore, lasciano il tempo che trovano.
Pur senza essere degli specialisti in materia, è sufficiente leggere qualche ricerca nel settore per informarsi sulle ferite irreversibili che l’attività estrattiva infligge alla natura.
Anche la piattaforma nel Golfo del Messico era considerata sicura, eppure provocò il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti.
Proviamo ad immaginare un simile evento nel Golfo di Taranto con le acqua azzurre che si tingono di nero, la sabbia dorata delle nostre spiagge coperta da liquame nero e i pesci, che ora guizzano fino a riva a rallegrarci l’anima, affogati dal petrolio.
Anche a voler ragionare in termini cinicamente economici, è evidente che i danni e rischi sono superiori ai vantaggi.
Questi alcuni dei motivi per cui appaiono davvero incomprensibili  le ragioni per cui da un paio di giorni assistiamo ad un coro a più voci  per l’approvazione alla camera dei deputati del cosiddetto Sblocca Italia e specificamente dei provvedimenti riguardanti le estrazioni petrolifere.
L’ultimo acuto è di ieri, di Roberto Speranza, che deve avere una grande considerazione di se stesso. Scrive infatti che è molto “parco” quanto ad interventi sulla carta stampata. Come per dire:  se intervengo persino io su questo argomento, vuol che si tratta di una cosa davvero importante per la Basilicata. Il giorno prima era stata la volta di Vincenzo Folino che avevo elogiato i colleghi parlamentari lucani di maggioranza e di opposizione.
Tutto questo can can, in verità autocelebrativo, non trova però riscontri né tra l’opinione pubblica nostrana, come sempre sonnacchiosa ed apatica, né nel mondo dell’associazionismo più attento e non allineato.
I punti più importanti che vengono rivendicati riguardano: un nuovo accordo che metta al centro sviluppo, salute e ambiente, che vuol dire tutto e nulla, il limite dei 154.000 barili al giorno, un bel po’ di soldi in più sulle nuove estrazioni, l’intesa tra Stato e Regione per le nuove estrazioni, ma di fatto le regioni e il territorio vengono espropriati dalla competenza di decidere del proprio futuro e la soluzione e i pareri degli enti locali non saranno vincolanti, l’utilizzo di una parte delle royalties fuori dal patto di stabilità, l’introduzione della social card al posto del bonus card, 70 milioni di euro, per tutti i patentati, un provvedimento cioè di natura prettamente assistenziale.
Si trattava invece di mettere in discussione l’impianto della politica energetica nel nostro Paese.
Un lucroso affare lo faranno solo le compagnie petrolifere, la cui forza contrattuale è dimostrata dalla loro storia, tutt’altro che cristallina, dalla tragica fine di Enrico Mattei all’inchiesta del 1974 di tre Pretori di Genova su di un fenomeno di aggiotaggio, cioè la diffusione di notizie false, esagerate, o la messa in opera di altri artifizi finalizzati ad alterare i prezzi di mercato delle risorse energetiche, fino all’ attività corruttrice effettuata dalle compagnie petrolifere per ottenere una serie di provvedimenti legislativi e amministrativi a loro favore, con il versamento di ingenti somme di denaro a partiti politici e giornali governativi.
Quell’inchiesta giudiziaria si arrestò davanti al possibile coinvolgimento di ministri della repubblica che tali provvedimenti avevano emanato  e agli specifici elementi di prova esistenti  negli atti sulla loro consapevolezza  delle trattative intercorse.
 
Vincenzo Maida
Centro Studi Jonico DRUS



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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