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10/10/2014 13.23.28 - Articolo letto 2822 volte

M5S: "SE RENZI HA BISOGNO DI SOLDI, LI PRENDA DALL’ENI E NON DAI LUCANI"

Comizio di Beppe Grillo a Matera e dei candidati alle regionali - 14 novembre 2013 (foto SassiLand) Comizio di Beppe Grillo a Matera e dei candidati alle regionali - 14 novembre 2013 (foto SassiLand)
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Nota di Mirella Liuzzi, portavoce alla Camera e Vito Petrocelli, portavoce al Senato
Basilicata "Lo «sblocca Italia» raddoppierà trivelle ed estrazioni promettendo un po’ di royalties e di occupazione. Solito film già visto in Basilicata che sarà suo malgrado al centro di questa ennesima rapina al territorio e ai cittadini.
Il gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati presenterà numerosi emendamenti volti a eliminare ogni forma di accesso, sussidio e facilitazione che consenta alle lobbies del petrolio di speculare sul territorio italiano e lucano.
La posizione dei pentastellati è stata chiaramente ribadita in una recente intervista al capogruppo del M5S al Senato Vito Petrocelli: Siamo contrari ad ogni nuova concessione, ogni nuova attività estrattiva, ogni aumento di barili di petrolio estratti.  Secondo i cittadini in parlamento, il no al petrolio ruota intorno a molti fattori, dall’inutilità dell’investimento industriale alle emissioni in atmosfera, ai rifiuti tossici da smaltire, agli oleodotti, desolforatori, raffinerie, trasformazione di territori agricoli o boschivi in aree industriali con gravi ricadute ambientali ed occupazionali.
I nostri emendamenti sono la sintesi della posizione del M5S sulle energie fossili e in linea con le attività svolte in Parlamento in questa legislatura. Abbiamo innanzitutto proposto la soppressione degli articoli 36 e 38 dello sblocca Italia, i quali sostanzialmente danno il via libera a qualsiasi operazione speculativa a danno del nostro territorio. Tutte le altre modifiche proposte sono volte a disincentivare le operazioni affaristiche da parte delle compagnie petrolifere” - dichiara la portavoce alla Camera Mirella Liuzzi, spiegando gli emendamenti presentati – “Proponiamo, ad esempio, di equiparare la percentuale delle tasse di concessione governativa (tasse da corrispondere allo Stato italiano dai beneficiari di determinati provvedimenti amministrativi e altri atti, che per le trivellazioni in Italia ammontano a circa 300 euro per kmq) agli standard internazionali e ai regimi vigenti negli altri Paesi europei, con particolare riferimento a quello norvegese (dove raggiungono cifre di 15 mila euro per kmq). Se Renzi ha bisogno di soldi, può pretenderli dalle compagnie petrolifere che deturpano la nostra terra, invece che difendere l'indagato AD dell'ENI. Abbiamo inserito anche una domanda di polizza fideiussoria assicurativa per un importo pari a 10 milioni di euro per kmq che le società petrolifere dovranno allegare alla richiesta di titoli per prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio,  per garantire i rischi ambientali di tali attività. Con un importo così alto vogliamo scoraggiare le multinazionali del petrolio, iniziando dalla procedura burocratica e garantire un principio ineludibile che chi inquina deve pagare. Nell’ambito delle misure volte alle attività estrattive abbiamo dato la massima attenzione anche alle valutazioni di impatto ambientale e l’istituzione obbligatoria di un registro che quantifichi con esattezza le quantità esatte di rifiuti solidi e liquidi estratti che darebbe la possibilità di conoscere dei dati puntuali”.
In alcune Regioni d’Italia, dove ci sono portavoce a 5 stelle, sono stati presentati atti contro questo decreto impugnandolo innanzi alla Corte Costituzionale. In Basilicata il M5S ha presentato una mozione, bocciata in aula, alla quale è stata preferita quella della maggioranza dove si impegnava Pittella a barattare le attuali e future estrazioni petrolifere della Basilicata con le royalties. Ai colleghi 5 stelle del Consiglio Regionale Abruzzese, invece, lo stesso atto è stato approvato all’unanimità. La risposta dei democratici lucani si riduce così ad è un imbarazzante silenzio, così come dimostrato da Bubbico, Speranza e Lacorazza, durante un incontro pubblico a Venosa sabato scorso in cui è stato chiesto un parere sul decreto sblocca Italia.
Il solito tentativo di giustificare le trivellazione, ovvero, l'occupazione, non regge più. Sappiamo che ogni anno la Basilicata si contende, insieme alla Sicilia e Calabria, il titolo di regione più povera d’Italia. Nella gruviera petrolifera, a fronte di circa 2000 dipendenti, sono solo circa 240 quelli locali, più circa 500 stagionali che eseguono lavori meno specializzati, rispetto, ad esempio, ad un investimento complessivo di un miliardo e mezzo di euro per realizzare il centro oli di Viggiano. Avessero diviso quella cifra per le famiglie di lucani sarebbe stato più produttivo.
Il Movimento 5 Stelle promette dura battaglia su quello che a detta della Liuzzi si può definire “il peggior decreto di tutta la legislatura”. Nei consigli comunali lucani dove sono presenti portavoce M5S (Venosa, Miglionico, Potenza e Lavello) è stata presentata una mozione molto simile a quella bocciata dalla Giunta Pittella e dal Consiglio Regionale."

Mirella Liuzzi e Vito Petrocelli – Portavoce del Movimento 5 Stelle in Parlamento


GLI EMENDAMENTI CON RELATIVE NOTE



ART 38
Conversione in legge del decreto – legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l’ apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
Emendamento 38.39
 
Dopo il comma 11, aggiungere il seguente:
11-bis
 
All'articolo 18 del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 625, il comma 1 è sostituito dai seguenti:
        ''1. A decorrere dal 1° gennaio 2015, il canone annuo per il permesso di prospezione e di ricerca e per le concessioni di coltivazione e di stoccaggio nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana, è così determinata:
          a) permesso di prospezione e ricerca: 7700 euro per chilometro quadrato;
            b) concessione di coltivazione e stoccaggio:3850 euro per chilometro quadrato;
            c) concessione di coltivazione e stoccaggio in proroga: 15400 per chilometro quadrato
            
 
Mirella Liuzzi
Davide Crippa
 
NOTA:
L’articolo 18 del D. Lgs. 25 novembre 1996, n. 625, sui canoni annui per i permessi di prospezione e di ricerca e le concessioni di coltivazione e di stoccaggio di idrocarburi conferiti in Italia, prevede a kmq di territorio occupato dalle trivelle, appena, 3,40 euro per il permesso di prospezione, 6,82 euro per quello di ricerca, 13,61 per il permesso di ricerca in prima proroga, 27,23 in seconda proroga, 54,48 euro per quello di coltivazione, 81,71 per coltivazione in proroga, per un totale complessivo di 200,86 euro per kmq di aree concesse. Se il governo vuol ricavare più introiti dalle estrazioni basterebbe alzare la percentuale delle tasse di concessione governativa che i petrolieri pagano. In Italia è di circa 300 euro per ogni chilometro quadrato, mentre in Norvegia è di 3.850 euro nei primi due anni e arriva a più di 15.000 euro negli anni successivi. Si arriverebbe al miliardo di euro di nuovi introiti così che pagherebbero in più solo i petrolieri e non ci sarebbero costi aggiuntivi per la comunità. In termini legislativi quindi abbiamo proposto di aggiornare i canoni annui di cui all’articolo 18 del Dlg.s n. 625 del 1996 attualmente non commisurati agli standard internazionali e ai regimi vigenti negli altri Pesi europei, adeguandoli a quelli norvegesi.


ART 38
Conversione in legge del decreto – legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l’ apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
Emendamento 38. 18.
 
 
Al comma 6, dopo la lettera c) aggiungere la seguente lettera: d) Le società che fanno richiesta di titoli minerari per prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio di idrocarburi devono allegare alla domanda una polizza fideiussoria assicurativa per un importo pari a dieci milioni di euro per chilometro quadrato di concessione per garantire i rischi ambientali di tali attività.
 
Liuzzi, Crippa, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Terzoni, Vignaroli, Zolezzi.
 
 
NOTA:
E’ necessario adottare misure di carattere normativo volte a disincentivare le operazioni speculative da parte delle compagnie operanti nel settore degli idrocarburi. Questa misura prevede che le società che fanno richiesta ti titoli minerari debbano allegare alla domanda una polizza fideiussoria assicurativa per garantire i rischi ambientali pari ad un importo di 10 milioni di euro al kmq di concessione. Una garanzia di “risarcimento danno” commisurata alla necessità di tutelare le aree interessate alle perforazioni.


ART 38
Conversione in legge del decreto – legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l’ apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
Emendamento 38. 40.
 
Dopo il comma 11, aggiungere il seguente: 11-bis. All'articolo 5 del decreto legislativo 30 maggio 2008 n. 117, dopo il comma 5, aggiungere il seguente: 5-bis. Ai fini di una efficace applicazione delle disposizioni dei commi 1 a 4, l'operatore è tenuto ad avere un registro delle quantità esatte di rifiuti solidi e liquidi estratti pena la revoca dell'autorizzazione all'attività estrattiva.
 
Liuzzi, Crippa, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Terzoni, Vignaroli, Zolezzi.
 
NOTA:
La Direttiva 2006/21 Ce, che modifica la direttiva 2004/35, in Italia recepita con il DLGS n 117 del 2008, comprensiva anche dell’articolo 5 “piano di gestione dei rifiuti di estrazione”, stabilisce che il piano di gestione dei rifiuti debba essere presentato dagli operatori già in fase di PROGETTAZIONE (prassi quasi mai rispettata). La gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, che comprendono anche le attività di prospezione, ricerca e produzione di idrocarburi, è ritenute tra le cause di contaminazione che comportano rischi significativi per la salute e per la perdita di biodiversità. Con questo emendamento si obbligano gli operatori del fossile, ad istituire un registro in cui devono indicare le quantità esatte di rifiuti solidi e liquidi e si minaccia la revoca dell’autorizzazione dell’attività estrattiva in caso venisse a mancare il registro in questione.


ART 38
Conversione in legge del decreto – legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l’ apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
Emendamento 38. 38.
 
Dopo il comma 11, aggiungere il seguente: 11-bis. Al comma 110 dell'articolo 1 della legge n.239 del 2004, apportare le seguenti modifiche: sostituire le parole: «0,5 per mille» con le seguenti: «1 per mille».
 
Liuzzi, Crippa, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Terzoni, Vignaroli, Zolezzi.
 
 
NOTA:
In termini di gettito derivante dalle royalties, gli importi complessivamente corrisposti nel corso dell’anno 2013 sono stati pari a circa 419 milioni di euro (M€). All'esiguità delle royalties onshore (10% per produzione di gas e greggio, con franchigie rispettive di 25 miliardi di smc e 20 mila tonnellate) e offshore (7% greggio e 10% gas, con franchigie di 50 mila tonnellate e 50 miliardi di smc), occorre tener presente che le società minerarie pagano per la presentazione di un'istanza per esplorazione e produzione, appena lo 0,5% del valore delle opere da realizzare con un minimo di 2500 euro. Con questo emendamento chiediamo aumentare i costi per la presentazione delle istanze per l'esplorazione e la produzione di idrocarburi dallo 0,5 all’1 per mille.


(DICHIARATO INAMMISSIBILE)
ART 38
Conversione in legge del decreto – legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l’ apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
Emendamento 38. 41.
 
Dopo il comma 11, aggiungere i seguenti: 11-bis. Al fine di abbattere le emissioni nocive ed inquinanti in atmosfera, con particolare riferimento a quelle derivanti da attività di idrodesulfurizzazione e di lavorazione del petrolio, nonché al fine di prevenire i rischi per la salute pubblica, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e della salute, da adottare, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1 997, n. 28 1 , entro sessanta giorni dalla data di conversione del presente decreto-legge, sono ridefiniti ed aggiornati i valori minimi e massimi di emissione dell'idrogeno solforato in modo da adeguarli ai livelli raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità. 11-ter. Il decreto di cui al comma 11-bis definisce altresì le modalità di monitoraggio e di rilevazione dell'idrogeno solforato nelle aree interessate dalla presenza di centri di lavorazione del petrolio da parte delle competenti strutture pubbliche, con oneri a carico delle società di gestione degli impianti.
 
Liuzzi, Crippa, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Terzoni, Vignaroli, Zolezzi.
 
 
NOTA:
Petrolio significa un’inevitabile immissione in atmosfera di H2S(Idrogeno Solforato). L’idrogeno solforato è il sottoprodotto principale dell’opera di idro-desulfurizzazione del petrolio. Un documento sul tema H2S è stato prodotto dalla professoressa Maria Rita D’orsogna (docente universitaria in California). Quello che c’è scritto nel documento in oggetto non è per niente confortante per gli abitanti della Val d’Agri, che vivono a poche decine di metri in linea d’aria dal Centro Oli di Viggiano. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) consiglia di fissare il limite di rilascio di idrogeno solforato a 0,005 parti per milione (ppm). Nel citato studio della prof. D’Orsogna si ricordano due incidenti rilevanti avvenuti in Basilicata nel 2002 e nel 2005 che hanno riguardato il Centro oli di Viggiano. Incidenti gravissimi, sui quali non sono stati mai forniti i dati relativi all'emissione dell'idrogeno solforato. In linea generale, in Italia limiti sono  6000 volte superiori a quelli consigliati dall’OMS. Si dispone con questo emendamento di limitare l’emissione dell’idrogeno solforato come raccomandato dall’OMS e come accolto sia in una risoluzione che in un ODG della corrente legislatura.








Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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