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06/12/2013 14.23.57 - Articolo letto 3269 volte

Rotondella, uranio: Petrocelli e Liuzzi chiedono spiegazioni agli USA

Centro Trisaia di Rotondella (foto SassiLand) Centro Trisaia di Rotondella (foto SassiLand)
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Di seguito il testo della lettera consegnata
Rotondella Le 84 barre di uranio-torio provenienti da Elk River e stoccate a Rotondella, nel centro Itrec in provincia di Matera, in Basilicata, sono americane o italiane? Se sono americane, come mai non sono state "rimpatriate" in America, grazie agli accordi di Seul, insieme al "materiale nucleare strategico" rispedito negli Usa via mare (dal porto di Trieste) dall'Austria e dal Piemonte? E se sono, invece, italiane, quando, come e perché lo sono diventate, visto che quasi contemporaneamente al loro arrivo in Italia, la tecnologia nucleare di riferimento fu dichiarata obsoleta e fu dismessa dagli stessi americani? Infine, oltre a 3 mc. di "Prodotto Finito" il combustibile liquido riprocessato da 20 delle 84 barre di Elk River, cosa si ottiene al centro Itrec lucano dai riprocessamenti di materiale radioattivo, vista la militarizzazione del sito e dei periodici trasferimenti di materiale nucleare da e per destinazioni ignote? Anche plutonio?
Il senatore Vito Petrocelli è stato ricevuto all'ambasciata americana dove ha consegnato una lettera ufficiale per l'amministrazione di Barack Obama nella quale sono state chieste spiegazioni sui tanti dubbi che i cittadini lucani nutrono su ciò che accade all'intero della struttura nucleare realizzata quasi in riva al Mar Jonio.
La lettera ufficiale è stata condivisa e controfirmata anche dalla deputata Mirella Liuzzi, non presente alla visita in Ambasciata perché bloccata alla Camera dagli accesi lavori di aula di ieri, giovedì 5 dicembre.
L'attività dei due parlamentare lucani, in attesa di una risposta ufficiale del Governo Usa, sarà ora rivolta ad avere spiegazioni dirette dal Governo italiano e dalla "consociata" Sogin, la SpA pubblica che gestisce il decommissioning del nucleare italiano e che dovrà indicare entro il 2015 il sito unico nazionale del deposito di scorie nucleari, altra questione che, dal 2003, svela uno dei nervi scoperti degli abitanti della Basilicata.

La lettera:

"Egregio Ambasciatore,
 
la nostra visita nella sede diplomatica americana, in qualità di Parlamentari dello Stato italiano e di Portavoce delle volontà dei cittadini che abitano la Basilicata, è per rivolgerci ufficialmente e direttamente al Governo degli Stati Uniti d’America al fine di ottenere attenzione e risoluzione di una questione che sta a cuore a una minoranza di cittadini italiani (siamo 1 milione e 600 mila in tutto nel mondo, circa 600 mila residenti nel Tacco d’Italia, gli altri nel Continente americano) che abitano una bellissima terra poco conosciuta, piena di storia e di tradizioni e molto nobile, tanto da essere l’unica regione italiana ad avere il doppio nome, Basilicata e Lucania.
 
L’oggetto dell’incontro è la presenza di 84 barre di uranio-torio, provenienti dal vostro sito americano di Elk River, al centro ITREC in contrada Trisaia, a Rotondella, provincia di Matera, in Basilicata.
Di queste 84 barre, 20 sono state riprocessate e hanno dato origine a rifiuti radioattivi di Terza e Seconda Categoria (nonché a problemi  di contaminazione all’interno del centro che portarono all’interruzione delle attività di riprocessamento stesso) e al cosiddetto “prodotto finito”: in pratica la parte utile del combustibile riprocessato (circa 3 metri cubi di liquidi ad alta attività) non più utilizzato come nuovo combustibile in quanto la tecnologia uranio-torio è stata abbandonata dal Suo Paese proprio negli anni in cui vennero inviate in Italia le barre di Elk River, appunto per essere ufficialmente riprocessate. Le restanti 64 barre sono invece contenute in una piscina e vengono raffreddate in acqua.
 
Ricordiamo rispettosamente che la tragedia di Fukushima ha dimostrato che il contenimento di sostanze altamente radioattive in piscine, in caso di esondazioni/inondazioni, è il sistema meno sicuro di tutela del territorio e dei cittadini che lo abitano.
Dal 2003 l’impianto ITREC è gestito dalla Sogin SpA, società del Ministero del Tesoro che  si occuperà di tutto il piano di decommissioning e del piano di disattivazione globale dell’ITREC programmato fino al 2026.
La collocazione per volontà politica di questo materiale radioattivo definito per contratto “weapons grade”, avvenuta negli anni tra il 1969 e il 1971 ai sensi di un accordo tra l’allora CNEN e l’USAEC (Commissione Usa per l’Energia Atomica), non è stato mai ratificata dal Parlamento italiano ed è stata decisa esclusivamente (e ufficialmente) in virtù di un contratto “economico” di lavorazione per il riprocessamento (cioè di recupero) di combustibile per alimentare centrali atomiche con una tecnologia nucleare che gli USA, ripetiamo, hanno subito dopo dismesso.
 
La presenza di questo materiale radioattivo, ad alto rischio di inquinamento radiante, come vi sarà noto, crea preoccupazioni e allarme nella popolazione lucana che ha già molteplici problemi di sopravvivenza sociale, in quanto la Basilicata risulta essere la più povera regione italiana e quella col più alto tasso di emigrazione. Preoccupazione e allarme alimentati in continuazione per via di una serie di trasporti militarizzati di materiale radioattivo da e per la Trisaia, che si inseriscono in un quadro di incertezza non solo economica del territorio, ma anche sociale per via di un allarmante incremento di tumori – doppio rispetto alla media nazionale – registrato in Basilicata dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Istituto scientifico governativo) dopo uno studio ventennale iniziato nel 1990 e terminato nel 2010. Uno studio che non lascia spazi interpretativi sulla drammaticità della situazione e che il governo regionale rifiuta di prendere in esame e di approfondire. Probabilmente per evitare di assumere ed individuare responsabilità precise.
 
Ricordiamo che la cronaca, ma anche la magistratura italiana, e anche una Commissione parlamentare d’inchiesta di alcuni anni fa, confermano l’evento di più incidenti e relative contaminazioni all’interno e all’esterno della struttura nucleare di Rotondella, con una popolazione che non è stata né avvisata, né messa in sicurezza, né monitorata. Si sospetta, per la verità, che in Trisaia di Rotondella venga prodotto e gestito anche plutonio per scopi militari, come diverse indagini della magistratura e diversi viaggi militarizzati di materiale radioattivo (l’ultimo lo scorso agosto, con trasporto urgente via aereo dalla base Nato di Gioia del Colle) lasciano purtroppo intendere. Procedura possibile, secondo Greenpeace in quanto «il ritrattamento non è una soluzione per condizionare le scorie, ma un’operazione per recuperare materiale fissile (Uranio e Plutonio) dalle barre esauste, così da fabbricare nuovo combustibile (o armi, nel caso del Plutonio)», anche se più indagini effettuate, anche dai corpi della Finanza dello Stato italiano, non hanno mai provato né la presenza di plutonio né un suo traffico intorno al centro ITREC che conserva le barre di Elk River.
 
Abbiamo chiesto un incontro con Sua Eccellenza l’Ambasciatore USA in relazione al fatto che, in risposta agli accordi di Seul tra l’ex Presidente del Consiglio Monti e il vostro Presidente Barak Obama, nel mese di novembre 2012, via mare, è stato riportato negli USA materiale nucleare strategico di proprietà americana stoccato in Austria e in Piemonte, mentre nulla si è discusso e si è mosso intorno alle barre di Elk River stoccate in Basilicata.
 
Tutto ciò ha aumentato la sfiducia della popolazione lucana, alimentando anche un ulteriore senso di abbandono rispetto a popolazioni, come l’Austria e il Piemonte, sicuramente più ricche della Basilicata e forse per questo più piene di diritti?
 
Se le barre di Elk River sono di proprietà americana e se sono venute in Italia non per scopi militari, ma per un accordo commerciale che poi è stato disatteso, la domanda che poniamo ufficialmente alla rappresentanza diplomatica USA in Italia e all’amministrazione di Barack Obama è sapere quando il governo federale USA vorrà riprendersi le sue 84 barre e il prodotto finito dovuto al loro parziale riprocessamento, al fine di ripristinare il rispetto per una popolazione che, per quanto “povera” e per quanto in “estinzione” programmata da politiche economiche volutamente errate, ha il diritto di autogestire serenamente il suo territorio e il suo futuro.
 
 
 
Sen. Vito R. Petrocelli                                                          
Dep. Mirella Liuzzi"



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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