I recenti avvenimenti che hanno interessato la riserva del Lago San Giuliano meritano un’attenta riflessione. Il Lago di San Giuliano com’è noto è una delle zone naturalistiche più importanti della Basilicata, come dimostra il suo altissimo livello di protezione: l’area infatti è stata dichiarata già dal 1976 per la sua importanza ornitologica dalla Regione Basilicata Oasi di Protezione della Fauna, riconosciuta nel 1989 come Riserva Naturale Regionale Orientata, poi nel 2003 come area umida di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar, poi ancora come Sito di Importanza Comunitaria (SIC IT9220144) e Zona di Protezione Speciale (ZPS IT9220144). Infine, come ulteriore riconoscimento del valore internazionale dell’area anche il WWF, che ha inserito l’area all’interno del suo sistema di oasi dal 1989 al 2006, contribuendo attivamente alla sua salvaguardia ed alla sua notorietà sul territorio nazionale, ha individuato il lago di San Giuliano come una delle 36 aree prioritarie per la conservazione della biodiversità in Italia all’interno del processo di conservazione ecoregionale, avvallato dalla principali istituzioni scientifiche italiane e dal Ministero dell’Ambiente.
Nell’area infatti sono presenti varie tipologie di habitat con rare presenze di flora e fauna: basti pensare che sono state censite circa 200 specie di uccelli e che tra i mammiferi è presente la lontra ed il gatto selvatico.
Nonostante tutto ciò oggi l’area non è gestita come meriterebbe, lasciando spesso il territorio esposto a minacce ed aggressioni di vario tipo.
Un’attenta gestione dell’area dovrebbe infatti assicurare le finalità istitutive della riserva previste dalla stessa legge istitutiva, la l.r. 10.04.00 n.39, ovverosia la tutela e conservazione delle caratteristiche naturali, ambientali, paesaggistiche, sorvegliando ed indirizzando scientificamente l’ambiente naturale verso l’ottimale mantenimento degli habitat e recuperando le aree degradate, oltre a favorire l’attività scientifica, culturale e didattica e promuovere l’attività di agricoltura biologica.
In tal senso il WWF, dopo attenta verifica, non può che confermare la propria contrarietà, già espressa con la nota del marzo 2009, alle modifiche al regolamento di gestione dell’area adottate dalla Provincia di Matera con delibera del Consiglio n.39 del 31/03/2009, che permettono di praticare in maniera più ampia la pesca sportiva (consentendo quella notturna con tende e bivacchi), già comunque largamente praticata, ed alcune attività nautiche all’interno del sito Natura 2000 a danno dei suddetti obiettivi prioritari di conservazione della biodiversità per i quali il sito è stato istituito.
L’attività di vela ed in particolare la realizzazione di una scuola di vela con tutte le strutture accessorie necessarie, rischiano infatti di pregiudicare quei valori di naturalità che l’istituzione della riserva vuole preservare, come anche il recente parere dell’ISPRA ha confermato. Tutto ciò sarebbe inoltre ancora più aggravato da un’assenza di reale gestione dell’area.
Il WWF quindi chiede agli enti interessati, ed in primis alla Provincia di Matera, di porre in atto tutte le misure necessarie al fine di garantire l’ottimale gestione della riserva nel perseguimento dei fini di tutela e conservazione dell’area.