L’approssimarsi delle elezioni Regionali e Comunali, obbliga tutto l’organigramma del Popolo della Libertà, ad esercitare uno sforzo ulteriore rispetto a quanto profuso in altre occasioni, onde ricercare quanto più possibile i margini per rendere positiva la dialettica interna, trasformandola da pericolosa arma di implosione a risorsa, con lo scopo di ridisegnare e , se possibile, incrementare il nostro patrimonio consensuale.
Il PDL, nasce infatti con la geniale ma complicata finalità di sopperire alla obsolescenza dei partiti storicamente organizzati, sostituendoli con un grande laboratorio-contenitore, di tutte quelle persone che, in maniera non capziosa, condividono un terreno comune, tanto di proposta Liberale, quanto di alternativa alla concezione atavica di chi, come le Sinistre nostrane, viaggiano ancora a forte velocità, ma con la retromarcia ingranata, verso le aspettative, i bisogni e le ambizioni dei cittadini italiani.
Il più paradossale dei delitti starebbe dunque nel tentativo di istituzionalizzare correnti e spifferi di pensiero, aventi come obbiettivo la solita ed antica mira a fortificare i piccoli feudi di politica condominiale, attraverso l’astratta, miope e “Cigiellina” lotta al vertice sempre e comunque, anzichè far emergere ed emendare gli aspetti più unificanti di un progetto, superando quelli che dividono.
Il Popolo della Libertà è un partito aperto, libero, che sa ascoltare tutti, ma che al tempo stesso chiede la comprensione ed il rispetto per i vari livelli di responsabilità, ai quali viene riconosciuto, per statuto non per Regio decreto, la voce in capitolo sulle questioni Politiche.
Invertire, o peggio ancora confondere i ruoli in questione, significherebbe rappresentare in senso “Sartriano” l’angoscia di auto- consegnarsi al peggio, così come sta facendo il PD che, in nome di una pseudo-democratizzazione a 360 gradi, sta esaurendo la propria esistenza politica. Lo schizofrenico e paradossale scissionismo interno al PD, determinato da uno smodato “congressualismo di base”, sta di fatto insanguinando le spade dei poveri alfieri al soldo dei Baroni di riferimento.
La sfida dunque è quella dell’esserci o no nel PDL in maniera chiara, e senza imboccare tangenziali.
È l’unica via possibile per essere in grado di lanciare una autentica sfida di Governo territoriale, rispetto all’attuale blocco di potere del centrosinistra, che ha fatto della gestione dei bisogni e della rete clientelare, le frecce più offensive del proprio arco elettorale.
Dobbiamo farlo soprattutto ripartendo da Matera, città prima faticosamente conquistata dal centrodestra, poi riconsegnata con troppo anticipo al giudizio elettorale.