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08/12/2012 19.24.45 - Articolo letto 5361 volte

INPS a caccia di soldi dai proprietari terrieri

Istituto Nazionale della Previdenza Sociale Istituto Nazionale della Previdenza Sociale
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Nota del Centro Studi Jonico DRUS di Montalbano Jonico
Basilicata "Il mondo agricolo lucano - riporta la nota diffusa da Vincenzo Maida, del Centro Studi Jonico DRUS - messo già da tempo in ginocchio dalla concorrenza dei prodotti stranieri, dalla mancata tutela della produzione nazionale in sede comunitaria, dagli alti costi di produzione, dalla burocratizzazione del settore per cui la piccola proprietà deve far fronte agli stessi adempimenti di una grande azienda agricola, dalle calamità naturali, dalla sharka che sta distruggendo nel metapontino ettari ed ettari di susine, pesche e albicocche, deve, da qualche tempo, fare i conti anche con l’INPS che lo sta mettendo sotto torchio.
L’ente previdenziale presieduto da Antonio Mastropasqua,  è a caccia di soldi.
Piccoli proprietari terrieri che non riescono a vivere con il lavoro nei loro campi e sono costretti ad andare a lavorare per conto terzi, regolarmente assunti, versando le giornate e percependo poche centinaia di euro di indennità di disoccupazione, vengono pesantemente sanzionati ed i controlli partono dal 2006. Molti di loro si vedono recapitare ingiunzioni di pagamento per 30,40, 50 mila euro e sono costretti a rivolgersi ai legali per dimostrare che l’attività di bracciantato per conto terzi è prevalente rispetto a quella per conto proprio e quindi non sono tenuti ad iscriversi come coltivatori diretti.
Attenzione non si tratta in questi casi di falsi lavoratori agricoli che si fanno versare le giornate per percepire indebitamente l’indennità di disoccupazione, come spesso le cronache ci hanno raccontato, ma di potatori, braccianti, ecc… che non riuscendo a vivere dalle loro modeste produzioni sono costretti a lavorare a giornata.
Molti di essi ad esempio hanno qualche modesto appezzamento  di arance, che o restano invendute o nella migliore delle ipotesi vengono commercializzate a pochi centesimi, o  di olive la cui vendita supera di poco i 30 euro a quintale. Ricavi da fame  che ormai non consentono ad un nucleo familiare di sopravvivere.
Per l’INPS dal 2006 avrebbero dovuti iscriversi come coltivatori diretti, pagare i relativi contributi all’ente previdenziale e non percepire l’indennità di disoccupazione.
Le relative domande di disoccupazione vengono fatte dai patronati, quasi sempre agganciati alle organizzazioni sindacali, che per ogni domanda  percepiscono una remunerazione, ma loro non devono rispondere di nulla, gli unici a pagare devono essere gli operatori agricoli che non sanno più a chi santo votarsi.
Per essere considerati  coltivatori diretti servono requisiti oggettivi e soggettivi. Questi ultimi prevedono, tra l’altro, che  il fabbisogno lavorativo annuo occorrente per la gestione dell’azienda non deve essere inferiore a 104 giornate all’anno, quelli soggettivi prevedono invece che l’attività in proprio deve essere svolta con abitualità  e prevalenza per impegno lavorativo e redditi ricavati.
Nel mirino dell’INPS vi sono anche aziende agricole di dimensioni consistenti. Un proprietario ci ha raccontato che una mattina presto si è visto arrivare in azienda ispettori INPS e forze dell’ordine, neanche si trattasse di sorprendere un pericoloso malvivente. Ora é sotto controllo per questioni formali, dà lavoro a decine di braccianti, tutti regolarmente assunti.
La lotta all’evasione è sacrosanta, ma  colpire indiscriminatamente un settore già in crisi, significa rendere ancora di più esplosivo il disagio sociale che la stragrande maggioranza degli addetti sta vivendo.
Se Mastropasqua non si accontenta dello stipendio che guadagna come direttore dell’INPS , dovrebbe essere comprensivo con il mondo agricolo dove in tanti sono costretti a ricorrere alla giornata di lavoro per conto terzi a 40 euro al giorno per sette otto ore di lavoro e che per  loro 30 o 40 mila di euro da pagare all’INPS è una cifra enorme che li fa precipitare nell’angoscia e nell’insonnia.  
Ora la parola sta passando ai contenziosi giudiziari, che ovviamente non sono a costo zero e l’urlo di disperazione del mondo agricolo si perde nel silenzio delle campagne  senza aver sin’ora trovato né forze politiche né loro esponenti disposti a sentirlo."



Sassiland News - Editore e Direttore responsabile: Gianni Cellura
Testata registrata presso il Tribunale di Matera n.6 del 30/09/2008




 
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