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24/07/2012 11.09.00 - Articolo letto 4134 volte

“Benedetto Croce: da Napoli a Valsinni”

Benedetto Croce Benedetto Croce
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In mostra documenti inediti, provenienti dall'archivio privato della famiglia del filosofo di origini partenopee. L’esposizione sarà visitabile per tutta la durata de “L’Estate di Isabella”
di ANTONIO GRASSO
Valsinni “Benedetto Croce: da Napoli a Valsinni sulle tracce di Isabella”. Questo il titolo della mostra, che sarà ospitata (con 2 euro a visita) per tutta la durata de “L’Estate di Isabella 2012”, all’interno del castello che si erge alla sommità dell’antica Favale e che raccoglie – fra l’altro - documenti inediti, provenienti dall'archivio privato della famiglia del filosofo di origini partenopee. Che si appassionò non poco alla vicenda umana, sentimentale e poetica di Isabella Morra. Al punto che nel 1928, il padre – fondatore della “Critica” decise di recarsi proprio a Valsinni (denominazione attuale, assunta dal paese con decreto regio dopo l’Unità d’Italia. Fino al 1873, infatti, il borgo era conosciuto come “Favale : terra ricca di sorgenti” secondo l’etimologia araba ndr). Mosso da un famelico “bisogno di conoscenza”, Croce visitò il castello paterno, in cui si consumò – nottetempo - l’esistenza terrena della poetessa, e gli angoli che ne furono – a suo dire - “muti testimoni, assai poco cangiati nell’aspetto”. “Ed io ho voluto recarmi nei luoghi – annoterà il filosofo - dove fu vissuta questa breve vita e cantata questa dolorosa poesia; in quell’estremo lembo della Basilicata di cui ha parlato il Lenormant, fra il basso Sinni ed il confine calabrese…ero tratto, come suole, dal desiderio di un più sensibile ravvicinamento ai casi del lontano passato…”. Ed è proprio grazie a Croce se la Morra (trucidata nella sua camera dai fratelli nel 1546, all’età di soli 25 anni, rea di essersi innamorata di un nobile spagnolo, Diego Sandoval De Castro, fuggiasco dal Regno di Napoli e regio castellano della rocca di Taranto con dimora a Bollita, oggi Nova Siri ndr) – a lungo ignorata, e riscoperta alle soglie del Novecento, per merito degli studi condotti da Angelo De Gubernatis –  è entrata a far parte della storia della letteratura italiana. Annoverata con il suo “Canzoniere” (raccolta di dieci sonetti e tre canzoni ndr) fra le voci più autentiche della poesia femminile del 1500.
 



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