«Poco prima che morisse, pregavo di avere una mamma che girasse per casa spettinata, che accogliesse il marito in grembiule, magari pure con i bigodini in testa. Sognavo una madre che non avesse il tempo di farsi una ceretta, che avesse una pancia pingue e molle per testimoniare il mio passaggio dentro di lei. Sognavo una mamma sudata, trasandata, con le rughe. Invece mia madre era il ritratto della perfezione».
Un rapporto conflittuale tra una madre e una figlia con due personalità contrastanti e una passione sullo sfondo di un’Italia scossa da scandali politici che finiscono per affossare il governo è il quadro sul quale la giornalista di Policoro, Francesca Barra, dipinge la storia del romanzo “Non mi aspettare” uscito nelle librerie dallo scorso 27 agosto per l’editore Aliberti. Convivere con il peso della celebrità e, soprattutto, con la notorietà di colui che si ama, presuppone una duplice sofferenza quando finisce un amore. Per via della sovraesposizione mediatica del partner, la donna che esce sconfitta dall’affaire con il politico del momento è doppiamente sconvolta. È sulla base dell’inconciliabilità della ragion di Stato con quelle del cuore, di pulsioni antitetiche come Eros e Thanatos, che Francesca Barra costruisce un romanzo avvincente strutturato su due diversi modi di subire la fama della persona amata. L’intreccio prende corpo attraverso l’alternanza di due voci narranti che vedono protagoniste due donne: Elisa, un tempo avvenente giornalista e conduttrice televisiva all’apice del successo, e la figlia Serena, giovane biologa che attraverso un viaggio iniziatico nella sua terra d’origine, la Puglia, ritrova il diario attraverso il quale ricompone i tasselli della vita parallela della madre scomparsa in circostanze misteriose quindici anni prima, quando lei era ancora adolescente. Da quelle pagine segrete la ragazza scopre che la madre aveva intessuto una relazione extraconiugale “pericolosa” con un politico in ascesa dal quale, una volta eletto premier, dipenderanno le sorti del Paese. Scavando nell’oscuro passato materno, Serena si ritrova inconsapevolmente a risolvere il giallo della morte di Elisa, insabbiata perchè avvenuta proprio in occasione di un incontro segreto con l’uomo del momento: il Presidente del Consiglio. A sostenere la ragazza nella spasmodica ricerca della verità è il padre, Davide, depositario dell’epilogo di un intrigo sentimentale dal ritmo incalzante e ricco di colpi di scena. Insomma un romanzo avvincente ma scorrevole, l’ideale da leggere sotto l’ombrellone in questo scorcio di fine estate.
Nei ringraziamenti finali del volume Francesca Barra non dimentica di citare la sua terra di origine, la Basilicata, con le sue atmosfere quasi mitologiche: “Ringrazio il mio Sud, la Basilicata, i lucani, Policoro, i policoresi, il Villaggio Heraclea, i ricordi da bambina... Sarò sempre innamorata della mia Itaca, orgogliosa e solitaria”
Giovanni Martemucci