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Progetto scultura. Dalla città disegnata al disegno della città. 1950.2010

Attivo da sabato 24 aprile 2010 a giovedì 10 giugno 2010
Progetto scultura. Dalla città disegnata al disegno della città. 1950.2010 Progetto scultura. Dalla città disegnata al disegno della città. 1950.2010
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Mostra di Nicola Carrino
Matera

“La città non è la dimensione di una funzione,
è la dimensione dell’esistenza”
Marsilio Ficino

“ La città favorisce l’arte, è l’arte stessa”
Lewis Mumford


La città sta lì. La città cresce. La città inquieta. La città desta. Ti ascolto città. Rispondo alla città. Vivere e partecipare, nascere sul luogo, amarlo, rispettarlo, identificarmi in esso, trascenderlo, immaginare il presente, rendere plausibile il futuro, l’utopia, il progetto, avanzare tramite il progetto. La vita è tutto un progettare. Progettare concreto oggettuale, dall’oggetto al soggetto. Soggetto significante. Dalla traccia del segno, alla forma plastica. Nella concretezza vive la scultura, i monti di creta sul rione Tamburi, l’impasto prima della terra e poi del ferro, nella colata degli altiforni a generare coil, un’infinità di coil, identici, modulari, in accumulo, come pietre a formare e disegnare muri nei campi, a recintare ulivi e terra rossa, e cubi bianchi di calce, poi tanti e tanti ancora schierati, sono agglomerati urbani, città, intorno a strade in salita in discesa. Cubi disposti, composti, in altezza, in lunghezza, isolati, affiancati, attornianti spazi, a misura, misura dell’uomo, che abita, lavora, comunica, interloquisce, costruisce logiche e parametri di vita, contributivi e distributivi. Si disegnano le case cubo, secchi schierati, di tufo. Si disegnano le strade in affaccio di asfalto, a ringhiera aggettanti sul mare, di acqua di onde, di sabbia, con continuo dialettico rifluire, che costruisce e distrugge, superfici ondulate e bianche schiumose. Dal concreto al fluido al virtuale, al possibile accadere, al progetto numerico stabilizzatore ipotizzante di modi e di mondi, si disegna prima ciò che si vede, si progetta poi ciò che si vuole vedere, si concretizza quindi il già visto, preconizzato, fissi a guardare, a pensare il cambiare, le possibilità di un fare non fatto, che potrebbe e forse possibile rifare, cambiare, trasformare, rigenerare, evolvere, come in natura, sottili, esili, multiformi organismi, minimi, massimi, complessi, le volumetrie si affollano sul piano, nel sole, creano ombre, articolano gli spazi di luce e di ombra, creano il colore in mille sfumature, sino a confondersi. Il tutto con ordine, disordine, caos, caosmico, preordinato, previsto nel procedere, autodecostruttivo, apocalittico insaziabile vivere, della forma, dell’arte. Dal possibile infinito allo zero assoluto.





 
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